Blog, Poesia

Non c’è viaggio senza gratitudine.
Gratitudine per le partenze e per i ritorni.
Gratitudine verso chi lasci e verso chi trovi.
Gratitudine per l’aria che respiri.
Gratitudine per i battiti del cuore.
Gratitudine per le emozioni provate.
Gratitudine per gli abbracci dati e ricevuti.
Gratitudine per la meraviglia negli occhi.
Non c’è viaggio senza gratitudine.

Foto della stazione centrale di Bari. Mia naturalmente.

Blog, Letteratura

Leila si sedette ad un tavolo e cominciò a sfogliare il menu alla ricerca del dessert. Eccolo: torta al cioccolato. Era il suo preferito. Quello di Paul.

Era tornata dopo molti anni a Parigi e quella mattina si era decisa di andare a Montmartre per pranzare nel bistrot in cui, anni prima, aveva conosciuto uno dei grandi amori della sua vita.

Non lo era più da tempo ormai e ci erano volute molte ore di psicanalisi per sciogliere i nodi irrisolti di quella relazione con un narcisista egocentrico.

Ora era più serena e desiderava tanto tornare a Parigi, città che amava molto, soprattutto in Primavera, quando i tulipani colorano gli Champs Elysee.

Nulla era cambiato, persino le tazze a fiorellini erano le stesse, nel vaso al centro del tavolo i tulipani gialli, le tovaglie color crema ricamate sulle punte.
Dall’esterno un contrabassista bislacco suonava Let it be.

Mentre Leila si godeva l’atmosfera bohemien che la circondava, un lieve cigolio si trasformò in un fragrore assordante.

La donna saltò dalla sedia. Alle sue spalle era caduto uno specchio vintage.

Il cameriere si precipitò da lei per vedere se si era fatta male. “Pardon pardon” non faceva che dire concitato.
Leila si guardò intorno, era stato solo un grande spavento ma era tutto ok.

Lo specchio, nella sua folle corsa verso il pavimento, si era trascinato assieme la borsa che Leila aveva appeso allo schienale della sedia.

Nel raccoglierla la donna scorse un volto nei cocci.
Smarrita, osservò meglio l’immagine nei frammenti, sempre la stessa.
Era Paul che la guardava in quel modo in cui tante volte l’aveva fatta sentire la più bella del mondo.

Leila si alzò di scatto, afferrò la borsa e corse via, trascinando con sé tavolino, tovaglia ricamata e anche la torta al cioccolato appena arrivata.

Uscì dal locale e corse a più non posso, senza badare a cosa o chi si poneva sulla sua strada.
Si rifugiò in un giardino e si buttò nel prato ancora tremante, aprì la borsa e tirò fuori il telefono.

Fece il numero e subito una voce rispose dall’altro lato:”Pronto?”.
Sebbene respirasse a fatica la donna riuscì a dire:”dottore sono Leila, accenda ZOOM, le devo parlare urgentemente!”

Lab di scrittura riSTORYanti a cura di Colori Vivaci – tenuto da Antonella Petrera.