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Antoine del Tabarin

Antoine aveva sedici anni quando andò a lavorare in uno di quei locali di Pigalle. Hai capito quali, no? Dai che hai capito. Vabbè te lo dico nell’orecchio.
Che fai diventi rosso? Non ti facevo così timido con quel boa fru frù con cui ti esibisci tutte le sere.
Allora continuo il racconto o vuoi che smetta? Ok continuo. Antoine aveva due fratelli piccoli, il padre passava più tempo nei bordelli che a casa e sua madre, povera donna, sapessi quanto era bella da giovane, ora si arrangiava come poteva, se mi capisci.
Un amico disse ad Antoine che nel locale dove lavorava cercavano un tuttofare e lo presentò al proprietario, uomo scaltro e viscidissimo, che fu subito affascinato dalla bellezza efebica del giovane e lo assunse. La sua bella presenza avrebbe sollazzato le ballerine.
Così Antoine cominciò il suo primo giorno di lavoro.
“Ballerine”, gridava bussando sulla prima porta.
“Siamo pronte”, gridarono voci argentine e ammiccanti.
“Ballerine”, gridò ancora bussando sulla seconda porta.
“Siamo pronte”, gridarono dall’interno. Stavolta le voci erano un po’ meno squillanti e Antoine non sapeva cosa aspettarsi. Tuttavia in quel luogo aveva imparato da subito che la meraviglia aveva abiti diversi dal solito.
Pensieroso corse verso la terza porta e di nuovo gridò:”Ballerine”. Dall’altro lato silenzio. Antoine bussò ancora e ancora gridò:”Ballerine”. Nessuno rispose.
Il ragazzo esitò un attimo e, dapprima, poggiò l’orecchio sulla porta alla ricerca di qualche rumore, poi piano piano entrò. “Ballerine” disse stavolta quasi sottovoce, per paura di disturbare.
Una volta dentro Antoine si guardò intorno e vide un groviglio di tulle dal quale spuntava una testa bionda con i capelli raccolti.
Lo chignon si mosse e apparvero due occhi azzurro cielo; il suo cuore giovane e ardente ne fu stregato.
Antoine si accorse subito che le lacrime rigavano il viso dell’angelo lievitato dal tulle.
Istintivamente avvicinò la mano e subito la ragazza, che non doveva avere più di quattordici anni, la prese dolcemente e se la portò al cuore.
Puoi immaginare cosa quel gesto provocò nelle zone basse di un adolescente in calore, vero? Dai mi diventi di nuovo rosso? Su stringiti quel boa che fra poco tocca a te andare in scena.
Antoine e la fanciulla senza nome rimasero immobili, un’unica linea sottile e tremolante li legava. Forse un filo rosso? Chissà.
“Ma dove diavolo è finita Marianne?”, si sentì imprecare dal corridoio.
“Antoine, Antoine. Maledizione, è sparito pure lui”.
Le urla svegliarono improvvisamente Antoine dall’estasi in cui giaceva da qualche minuto. Guardò la ragazza, che nel frattempo aveva continuato a piangere e la pregò:”E’ il mio primo giorno di lavoro, se non raggiungi il palcoscenico sarò licenziato”.
Marianne si staccò da lui e velocemente si rifece il trucco, aprì la porta e gridò verso il corridoio:”Sto arrivando”. Poi si voltò verso Antoine e disse:”Perché lavori qui? Lui, sorpreso dalla domanda, rispose:”Per aiutare la mia famiglia”. Lei sorrise e disse:”Anche io! Piacere di conoscerti Antoine del Tabarin.”
Da quel giorno tutti lo chiamarono così.
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Terza lezione del laboratorio di scrittura Maledetti Vivaci
Immagine Henri de Toulouse-Lautrec – Ballerina Seduta

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