Spiritualità

Davanti al Sepolcro vuoto Signore,
deponiamo i doni trasformati dei Magi.
L’oro è intrecciato nella tua corona di spine,
la mirra profuma il lenzuolo in cui sei avvolto,
l’incenso avvolge in un abbraccio i nostri dispiaceri,
le sofferenze, le delusioni.
L’Epifania è ormai lontana,
nessuna stella a guidarci verso di te.
Eppure Signore, in quella croce ancora pregna del Tuo sangue, in quei chiodi gettati per terra, in quella pietra rotolata davanti al Sepolcro, Tu sei vicino a noi più che mai.
Smarriti, impauriti…solo un attimo.
Attendiamo il Tuo ritorno.

Nella foto l’altare della Reposizione della Basilica Minore di Santa Fara.

Spiritualità

Gesù, nella preghiera non vuole spegnere l’umano, non lo vuole anestetizzare. Non vuole che smorziamo le domande e le richieste imparando a sopportare tutto. Vuole invece che ogni sofferenza, ogni inquietudine, si slanci verso il cielo e diventi dialogo. Avere fede, diceva una persona, è un’abitudine al grido.
Da una catechesi di Papa Francesco.

Spiritualità

La vera preghiera è quella che si compie nel segreto della coscienza, del cuore: imperscrutabile, visibile solo a Dio. Io e Dio. Essa rifugge dalla falsità: con Dio è impossibile fingere. E’ impossibile, davanti a dio non c’è truccoche abbia potere, Dio ci conosce così, nudi nella coscienza, e fingere non si può. Alla radice del dialogo con Dio c’è un dialogo silenzioso, con l’incrocio di sguardi tra due persone che si amano: l’uomo e Dio incrociano gli sguardi, e questa è preghiera. Guardare Dio e lasciarsi guardare da Dio: questo è pregare:”Ma, padre, io non dico parole…”. Guarda Dio e lasciati guardare da Lui: è una preghiera, una bella preghiera.

Da una catechesi di Papa Francesco

Blog, Spiritualità

Beato il politico che ha un’alta consapevolezza e una profonda coscienza del suo ruolo.

Beato il politico la cui persona rispecchia la credibilità.

Beato il politico che lavora per il bene comune e non per il proprio interesse.

Beato il politico che si mantiene fedelmente coerente.

Beato il politico che realizza l’unità.

Beato il politico che è impegnato nella realizzazione di un cambiamento radicale.

Beato il politico che sa ascoltare.

Beato il politico che non ha paura.

Cardinale vietnamita François-Xavier Nguyễn Vãn Thuận

“La buona politica è al servizio della pace”. Dal discorso di Papa Francesco per la 52esima Giornata della Pace celebrata il 1° gennaio 2019.

Spiritualità

Ci sono passi della Liturgia che a volte mi colpiscono molto e che mi fanno sentire ancora più viva la presenza di Dio.

Liturgia del 27 gennaio 2019

Dal libro di Neemia 8,2-4.5-6.8-10

Neemìa, che era il governatore, Esdra, sacerdote e scriba, e i leviti che ammaestravano il popolo dissero a tutto il popolo: «Questo giorno è consacrato al Signore, vostro Dio; non fate lutto e non piangete!». Infatti tutto il popolo piangeva, mentre ascoltava le parole della legge.
Poi Neemìa disse loro: «Andate, mangiate carni grasse e bevete vini dolci e mandate porzioni a quelli che nulla hanno di preparato, perché questo giorno è consacrato al Signore nostro; non vi rattristate, perché la gioia del Signore è la vostra forza».

Dal libro di Neemia 8,2-4.5-6.8-10

Liturgia del 27 gennaio 2019

Da Wikipedia.

Neemia o NehemiaNechemya (נְחֶמְיָה “Conforto di Yahweh” o “Yahweh ha confortato”) è un personaggio della Bibbia, ritenuto l’autore del Libro di Neemia. Era figlio di Hachaliah (Neemia 1:1), e appartenente probabilmente alla Tribù di Giuda. Da Neemia 2:3 si deduce che la famiglia viveva a Gerusalemme. Visse nel V secolo a.C.

Vissuto nel periodo in cui il Regno di Giuda era una provincia dell’Impero Persiano, fu nominato in gioventù all’importante incarico di coppiere nel palazzo di Shushan. Il re, Artaserse I (Artaserse Longimano), sembra fosse in rapporto di amicizia con il suo aiutante.

Neemia ebbe notizia, tramite il fratello Hanani, e forse da altri (Neemia 1:2; 2:3), delle disperate condizioni di Gerusalemme, e si rattristò grandemente. Per molti giorni digiunò e pregò per il luogo di sepoltura dei suoi avi. Il re vide la sua tristezza e gliene chiese il motivo; Neemia si confidò ed ottenne il permesso reale di recarsi a Gerusalemme e di assumere l’incarico di tirshatha, ossia governatore della Giudea.

Neemia quando fu nominato governatore della Giudea, rifiutò di ricevere il vitalizio che doveva essere versato dal popolo in suo favore, a causa delle condizioni economiche non ottimali che interessavano i giudei in quel periodo.

Spiritualità

Preserva la lingua dal male,
le labbra da parole bugiarde.
Stà lontano dal male e fà il bene,
cerca la pace e perseguila.
(Salmo 34)
Vetrata nella Cappella del Santissimo Sacramento nella Basilica di San Martino a Martina Franca.
Foto assolutamente MIA!

Martina Franca

Spiritualità

[…]

Perchè anche noi, discepoli che vogliono, come lui, sperare ed edificare, dare vita e liberare, siamo chiamati ad assumere il ruolo di “pastore buono”, cioè forte e bello, combattivo e tenero, del gregge che ci è consegnato: la famiglia, gli amici, quanti contano su di noi e di noi si fidano. “Dare vita” significa contagiare di amore, libertà e coraggio chi avvicini, di vitalità ed energia chi incontri. Significa trasmettere le cose che ti fanno vivere, che fanno lieta, generosa e forte la tua vita, bella la tua fede, contagiosi i motivi della tua gioia.

Ermes Ronchi

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Spiritualità

“La Parola di Dio fa un cammino dentro di noi. La ascoltiamo con le orecchie e passa al cuore; non rimane nelle orecchie, deve andare al cuore; e dal cuore passa alle mani, alle opere buone. Questo è il percorso che fa la Parola di Dio: dalle orecchie al cuore e alle mani. (Papa Francesco – Udienza del 31 Gennaio 2017)

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Spiritualità

Il messaggio del vangelo di oggi mi piace tanto. Far pace con le ombre e tirar fuori la luce sepolta da esse, tirar fuori Dio che c’è, c’è sempre ma talvolta sembra sbiadito dai nostri momenti di oscurità che non ci permettono di sentirne al presenza.

Il nostro rapporto con Dio dovrebbe essere come la reazione di Pietro…stupore! Ogni giorno sempre più stupiti dalla bellezza di Dio.

“Dall’abisso di pietre al monte della luce, dalle tentazioni nel deserto alla trasfigurazione. Le prime due domeniche di Quaresima offrono la sintesi del percorso che la vita spirituale di ciascuno deve affrontare: evangelizzare le nostre zone d’ombra e di durezza, liberare tutta la luce sepolta in noi. In noi che siamo, assicura Gesù, luce del mondo. Guardate a lui e sarete raggianti e non avrete più volti oscuri, cantava il salmista. Aveva iniziato in Galilea la sua predicazione con la bella notizia che il regno di Dio si è fatto vicino; convertitevi, diceva, e credete che Lui è qui e guarisce la vita. Oggi il Vangelo mostra gli effetti della vicinanza di Dio: vedere il mondo in altra luce e reincantare la bellezza della vita.Gesù porta i tre discepoli sopra un monte alto. La montagna è la terra che penetra nel cielo, il luogo dove si posa il primo raggio di sole e indugia l’ultimo; i monti sono, nella Bibbia, le fondamenta della terra e la vicinanza del cielo, il luogo che Dio sceglie per parlare e rivelarsi. E si trasfigurò davanti a loro. E le sue vesti divennero splendenti, bianchissime. Anche la materia è travolta dalla luce. Pietro ne è sedotto, e prende la parola: che bello essere qui, Rabbì! Facciamo tre capanne. L’entusiasmo di Pietro, la sua esclamazione stupita: che bello! ci fanno capire che la fede per essere pane nutriente, per essere vigorosa, deve discendereda uno stupore, da un innamoramento, da un “che bello!” gridato a pieno cuore. Avere fede è scoprire, insieme a Pietro, la bellezza del vivere, ridare gusto a ogni cosa che faccio, al mio svegliarmi al mattino, ai miei abbracci, al mio lavoro. Tutta la vita prende senso, ogni cosa è illuminata: il male e il buio non vinceranno, il fine della storia sarà positivo. Dio vi ha messo mano e non si tirerà indietro.Ciò che seduce Pietro non è lo splendore del miracolo o il fascino dell’onnipotenza, ma la bellezza del volto di Gesù, immagine alta e pura del volto dell’uomo, così come lo ha sognato il cuore di Dio. Intuisce che la trasfigurazione non è un evento che riguarda Gesù solo, ma che si tratta di un paradigma che ci riguarda tutti e che anticipa il volto ultimo dell’uomo, è «il presente del nostro futuro» (come Tommaso d’Aquino chiama la speranza).Infine il Padre prende la parola ma per scomparire dietro la parola del Figlio: «Ascoltate Lui». Sali sul monte per vedere e sei rimandato all’ascolto. Scendi dal monte e ti rimane nella memoria l’eco dell’ultima parola: Ascoltate Lui. Nostra vocazione è liberare, con gioiosa fatica, tutta la bellezza di Dio sepolta in noi. E il primo strumento per la liberazione della luce è l’ascolto della Parola.” (p. Ermes Ronchi – commento al Vangelo di domenica 25 febbraio 2017)

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Spiritualità

[…] per stare bene l’uomo deve dare! Mano nella mano, uomo e Dio, l’infinito e il mio nulla, e aggrapparmi forte: per me è questa l’icona mite e possente della buona novella. P. Ermes Ronchi (dal commento al Vangelo del 11 febbraio 2017)

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