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Ci sono stati altri santi la cui anima non era meno pura e nobile, ma di loro ci si ricorda ormai poco; lui invece è stato un bambino e un poeta, un maestro e un insegnante dell’amore, un umile amico e fratello di ogni creatura, e se gli uomini lo dimenticassero dovrebbero parlare di lui pietre e sorgenti, fiori e uccelli. Perché come ogni vero poeta, Francesco assimiló il fascino di tutte queste cose, che erano state coperte di peccato e di incomprensione e le dischiuse, nuove, davanti ai nostri occhi nella loro originaria, pura bellezza. Da Francesco d’Assisi di Hermann Hesse.
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I bambini sanno qualcosa che la maggior parte della gente ha dimenticato. Keith Haring.
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Per riflettere sulla nostra cosiddetta umanità! Non sento il bisogno di aggiungere altre parole…il silenzio è d’obbligo.
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Finito. È stata una lettura lunga, solo per mia fatica a concentrarmi, in altri momenti l’avrei divorato. Ho voluto tanto leggere questo libro perché dopo aver visto lo spettacolo teatrale, tratto da questa biografia, ho sentito molto vicina a me la personalità di Elsa Schiaparelli, il suo eclettismo, la sua profondità d’animo, la sua generosità, era infatti una donna molto prodiga verso il prossimo. Ha costruito un impero che poi però è caduto un po’ nel dimenticatoio. È una bella lettura. La consiglio.

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Ti cercherò in ogni cosa bella che incontrerò nel mio cammino, ti cercherò in ogni cosa bella che mi capiterà e tu sarai lì a guardarmi con quegli occhi belli e profondi con cui riuscivi a leggere nei luoghi più nascosti del nostro cuore, dove nemmeno noi siamo capaci di arrivare, dove abbiamo paura di entrare. Ti ringrazio per la tua presenza nella mia vita, ogni giorno di questi 15 anni come tua allieva é stato prezioso. La mia vita è stata più bella dopo che ti ho incontrato e tale bellezza continuerò a coltivare ogni giorno con forza e perseveranza provando sempre, come dicevi tu.

Respira bianco, fresco, luminoso, soffice, entra in tutto il corpo e purifica la stanchezza, il dolore e li spinge verso i piedi da dove esce fumo nero. Questa è una delle meditazioni che mi ha insegnato Shai. Bianco sia. Namasté Shai. Buon viaggio mia grande Amica e Maestra. 

Conobbi Shai Holsaert nell’autunno del 2004, il giorno preciso non lo ricordo.

Mi affacciai timidamente alla scuola Ekata nel quartiere Poggiofranco di Bari. Avevo sentito parlare di lei e avevo fatto qualche prova di Yoga a Firenze, dove ancora abitavo per motivi di studio. Sono stata sempre molto affascinata da questa disciplina orientale e pensavo seriamente che potesse aiutarmi a gestire l’ansia che mi ha sempre contraddistinto da bambina.

Il giorno in cui misi piede all’Ekata venni avvolta da un gran senso di pace e anche la mia ansia ne trasse giovamento.

Shai mi ha permesso con dolcezza e severità di entrare a far parte di una trama che tesseva da sempre e che, ora che non c’è più, toccherà a noi continuare a lavorare.

Sono giorni dolorosi e vorrei scrivere tante cose di questi 15 anni ma non è ancora il momento di tirare fuori questa parte della mia vita che, per forza di cose, cambierà anche se solo formalmente.

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Sul giornale Vogue nel gennaio 1940 la duchessa Solange d’ Ayenn, nella sua rubrica su Parigi scrisse: “Se cantiamo è perché in nessun caso dobbiamo lasciare spazio ai sospiri e lacrime. Perché ci vogliono fiducia ed entusiasmo per superare anche solo un altro giorno nell’oscurità….la lotta quotidiana, la terribile angoscia, il crudele pensiero della distruzione e del dolore.
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Naturalmente si parla della Seconda Guerra Mondiale. (Fonte: Shocking Life di Elsa Schiaparelli)
Quando comprai questo libro avevo l’intenzione di leggerlo subito perché lo desideravo da tempo, invece poi è rimasto sul comodino per essere letto ora e per ritrovarci dentro tanto di questi giorni difficili che stiamo vivendo. La vita dona sempre ciò che serve nel momento in cui serve, non un attimo prima, non uno dopo.

 

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Una interessante riflessione da La saggezza del mare di B. Larsson. E in aggiunta consiglierei la lettura di pagina 13 dove lo scrittore svedese non fa un quadro lusinghiero né dell’affabilità del popolo scandinavo e nemmeno degli usi e costumi che hanno. Questo per dire che non è tutto oro ciò che luccica.

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E immaginai di uscire dall’oblò dell’aereo e farmi piccola piccola per potermi sedere sulle ali a godermi il tramonto.

Voglio sognare, voglio guardare il cielo che si tinge di rosso, voglio sentire il vento sul viso e vedere la mia sciarpa volare come quella del Piccolo Principe.

La giornata si spegne su una nuova terra, su una nuova lingua, su nuove abitudini, su nuovi sogni.

Oggi sono una straniera in cerca di un nuovo cuore.

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Con la foto dei fratelli scomparsi, la quattordicenne Perla Granda, ha adornato una parete della sua camera da letto.

La foto, esposta al World Press Photo, fa parte di un progetto a lungo termine del fotografo  Yael Martinez che denuncia il trauma psicologico delle famiglie delle persone scomparse in Messico, a seguito della guerra contro i cartelli della droga messicani.

La foto mi ha colpito perché le immagini formano un cuore. Questa sorella racchiude simbolicamente l’amore per i fratelli in un simbolo universale, semplice ma molto indicativo in questo contesto. Il trauma non impedisce alla sorella di continuare ad amare, forse a sperare.

Non perdo mai questa mostra e vi invito a vederla perché serve a rimettere le cose della nostra vita nel giusto ordine, serve a essere grati per ciò che abbiamo, serve ad aprire la mente alla bellezza quanto alla bruttezza del mondo.

Visitare questa mostra vale più di un milione di notizie riportate dal TG e giornali di parte. Le foto non mentono, non sono di parte, le foto dicono la verità…ecco perché amo così tanto la fotografia.

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Dopo anni, stamattina ho visitato il cimitero di Bari.  Non è una cosa che faccio spesso perchè i miei nonni e mio zio non sono lì ma li sento dentro di me e accanto a me sempre. Tuttavia a volte si ha questa esigenza di tangibilità, di toccare una foto su una lapide, di lasciare un fiore.

Da bambina avevo paura del cimitero, oggi non più. La visita di questi luoghi porta a profonde riflessioni sulla vita vissuta, su quella da vivere, sulla storia della propria famiglia, su valori che oggi si cercano con il lanternino e, poche volte, si trovano.

Ci si perde fra le lapidi, quelle antiche, foto sbiadite, talvolta senza nome, solo una frase. E poi ci sono le tombe dei giovani, dei bambini…palloncini e peluche, parenti seduti accanto su una sedia apri e chiudi come se fosse una scampagnata.

L’umano e il divino mescolano le loro carte nelle cappelle e nei campi di sepoltura, la morte e la vita si rincorrono in una gara senza vincitori nè vinti.

Difronte alla tomba dei nonni mi sono arrabbiata, non ho riconosciuto la distribuzione delle lapidi, c’era qualcosa di diverso che mi ha convinto che il nonno fosse stato spostato.  Ma anche se fosse cosa cambia?  E’ assurdo e inspiegabile ma c’è un senso di appartenenza che viene fuori in certe circostanze, sono i resti mortali di mio nonno, ci appartengono e non devono essere spostati senza il permesso!

Sorrido e penso al mio fastidio di stamattina e a quanto mi sia data da fare poi per cercare mio zio che non trovavo; ho chiesto informazioni, sono andata da una cappella all’altra e poi, trovatolo, mi sono resa conto di aver  finito i fiori e mi sono dispiaciuta.

Le visite al cimitero diventano avventuriere riflessioni sull’esistenza che poi terminano in realtà con un sorriso, perchè i ricordi belli lasciatici da coloro che ormai sono nella luce sono più forti del dispiacere e del dolore. Certo non subito, ci vuole tempo e tanta consapevolezza. Nessuno è eterno.

Mio padre ha voluto visitare la tomba di un suo amico vescovo, sepolto in una zona appartenente alla diocesi. Una zona chiusa da una cancellata bassa. Le tombe si vedevano ma sembrava non si potesse entrare. Ho trovato il modo manovrando con il cancello, volevo che mio padre entrasse e che avesse il piacere di un fiore lasciato da parte nostra. Sulla tomba di questo vescovo c’era scritto qualcosa del tipo:”Quello che ho donato lo porto con me”.

Il dono ci arricchisce, non ci manchi mai la gratitudine per ciò che riceviamo ma anche per ciò che abbiamo avuto il coraggio di donare.