Poesia

Andare oltre…

…gli angoli bui della vita.

…i cuori chiusi.

…le brutte avventure.

…i pit stop obbligati.

…le parole fraintese e incomprese.

…i limiti propri e i limiti altrui.

…la pioggia e la tempesta.

…gli sguardi di disapprovazione.

…le idee diverse dalle nostre.

…ciò che non ci piace.

Andare oltre.

Portalga – Polignano a Mare

Foto di Manuela Bellomo

Poesia

Turbína.

Turbinare.

Turbamento.

Parole giacciono esauste sulla pancia.

La turbina è rotta.

Non posso venire da te.

Turbinare.

Pensieri come nuvole improvvise nel cielo d’estate.

Turbamento.

Non mi ami più?

Poesia

E gli occhi volano oltre il display

e le parole si ingarbugliano come gabbiani sbattuti dal vento.

Attendi bonaccia, anni che aspetti.

Sono sempre poche righe scritte su un foglio frettoloso,

pronto a volare via al primo soffio di vento.

E la clessidra si ostina a scorrere nel fascino pretestuoso del tempo.

C’è un cinguettio sul ramo, squilla il telefono.

Riabbassi gli occhi,

le parole tornano in riga.

La bonaccia te la devi guadagnare.

Poesia

Ti amo Calabria
Per gli assorti silenzi delle tue selve
che conciliano i sogni dei pastori
e le estasi degli eremiti.
Ti amo per quel fiume di alberi
che dalle timpe montane
arriva ai due mari
a bere il vento del largo
frammisto all’aroma del mirto.
Ti amo per le solitarie calanche
chiuse da strapiombi di rocce
che prendon colore dall’alga
nata dallo spruzzo dell’onda…
Ti amo per le spiagge deserte
bianche di sole e di sale
dove fanciulle invisibili
sorelle di Nausicàa
corrono sul frangente marino
i piedi slacciati dai sandali.
Ti amo per la fatica durata
a domar le montagne, a bucarle,
a intrecciarle a festoni di pergola,
a cavarne grasse mammelle
di moscato d’oro per mense di dei.
Ti amo per l’aspro carattere
fortificato da solitudini
secolari, bisognoso
di poche essenziali parole
mai vacillante
davanti alla congiura dei giorni.
Ti amo, infine Calabria,
per l’uomo che hai fatto di me
in tante amarissime prove.
Un uomo disinteressato e leale
sempre aperto alla fiducia
sempre disposto a dare
senza niente ricevere in cambio.
E ti amo pure, Calabria,
per il male che brutalmente
gli eterni làzzari della tua Storia
han fatto a me
il bisogno di assoluto
di verità di giustizia
di libertà di eguaglianza
che tu mi desti col sangue.
Minacciato di morte sommaria
promesso al carcere a vita
potei misurare dal bene
che continuavo a volerti
quanto tu fossi me, Calabria,
quanto io fossi te, Calabria.
Ti vedevo con gli occhi
il sorriso la voce il passo
di mia madre, e da quel momento
cessai di temere,
fui sicuro che la sofferenza
durata avrebbe inserita
la mia piccola storia di uomo
in quella tua grande, Calabria,
avrebbe creato
un messo sempre più stretto
tra tè che hai tanto patito
nel tempo, ed io che portavo
la mia parte di sale al tuo mare.
E un giorno non troppo lontano
unito a te nella zolla
sarò anch’io Calabria,
sarò il fremito dei tuoi alberi,
il murmurc della tua onda,
il sibilo dei tuoi uragani,
il profumo delle tue siepi
la luce del tuo cielo.
Si dirà Calabria e anch’io
sarò compreso in quel grande
e immortale nome, anch’io
diventato un ulivo
dalle enormi braccia contorte
spaccate dal vento dei secoli,
anch’io sarò favola al canto
che sgorghi improvviso
come acqua dal sasso
dalle labbra di un giovinetto pastore
dell’Aspromonte, davanti
al fuoco ristoratore
di un vaccarizzo odoroso
di latte e di redi
nella lunga notte invernale.
(Leonida Répaci)

Scatto (mio!) da Villa Pietrosa a Palmi (RC), residenza di Répaci.

Poesia

Sono belle le carezze,
I baci dati con leggerezza,
Le parole sussurrate  a mezzanotte.

Ma è il desiderio di toccarti l’anima,
Di sfiorare le tue ferite senza farti male,
Che mi spinge ad andare avanti.

Nella foto la spiaggia di Mugoni (Alghero)

Poesia

Ritrovarti, anima mia bella, è stato come sentirsi fiume e saltare nel mare, baciata dal sole.

Ho trascorso la vita costretta nell’argine, levigata dagli incontri fugaci nel mio correre, senza sapere bene dove andare.

Più di una volta ho tentato la fuga scavalcando i bordi, per tornare costretta nell’incedere, piegata dall’impazienza di incontrarti, anima mia bella.

Successe nel tedio di un altro giorno qualunque.
Scrutai distratta l’orizzonte senza aspettativa alcuna, pronta al prossimo fiasco, alla falsa partenza di turno.

Ti vidi  nella luce. Un istante.
Fu un raggio di sole, anima mia bella, a dissipare la paura di quel tuffo nella nostra libertà.

Poesia

Ho messo le ali
al tuo cuore ribelle
e gli ho detto di andarsene.

Seguirò il suo volo da lontano.
Intingerò la penna tra le mie lacrime
e scriverò fiumi in piena di parole.

Di nuovo guarderò il cielo,
di nuovo tornerò a scrivere.

Nessuna gabbia avrà il tuo cuore,
nessuna catena per le mie parole.

Poesia

Se non hai
tanta fretta
potresti renderti conto di molte più cose.
Se sei un uomo
scopriresti
che la donna che porti dentro sogna
di poter mettersi a piangere
e se sei una donna
che l’uomo che porti dentro sogna
di poter rendere conto
della tua fragilità sprecata
Scopriresti
che quasi tutto quello che rimproveri agli altri
è un rimprovero che hai evitato di farti
Se ti dessi il tempo di contemplare
il tappeto del paesaggio che hai tessuto con la tua vita
potresti scoprire molti sentieri che hai saltato
ai quali non potrai tornare
E forse grazie alla tua scoperta
smetteresti di far correre il giorno
per raggiungere velocemente la notte
smetteresti di scavalcare l’inverno
per arrivare in fretta all’estate
e con questo sapere
allungheresti in modo considerevole la tua vita.

Maria Wine (1912- 2003)
Poetessa e scrittrice danese-svedese

Via Venezia-Bari

Blog, Poesia

“Le donne fanno spesso l’errore di perdersi.
Si perdono in amori sbagliati,
in storie che le consumano,
in amicizie deludenti,
in giornate tristi.
A volte, le donne si consumano.
E un poco alla volta smettono di sorridere,
di ballare, di meravigliarsi.
E poi fanno l’errore più grande.
Si dimenticano chi sono e come lo sono diventate.
Dimenticano di essere speciali. E rare.
Poi, però, ed è questa la bellezza delle donne,
arriva un giorno in cui stravolgono tutto,
e dicono “no, così non va”.
E riaprono gli occhi.
E in quel momento,
guardandosi allo specchio,
si ritrovano.
In uno sguardo nuovo.
In una pettinatura insolita.
In una sfrontatezza improvvisa.
Si riscoprono uguali, ma diverse.
Più forti. Più vive.
Ed è bellissimo
quando una donna si innamora
di sé stessa”

(Riccardo Bertoldi)

Foto di Paul Wolff

Poesia

Se la solitudine ha un volto stasera l’ho incontrata.

Ha scelto una domenica d’inverno per attendermi nel giardino dove passeggio ogni giorno.

Bagnata di pioggia e con un fiore selvatico fra le mani.

Era seduta accanto al suo ombrello e guardava davanti a sé con occhi di ghiaccio.

La solitudine aveva una mascherina e come me non poteva parlare.

Arte Karine Daysai