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I monti sono come indici puntati verso il mistero e le profondità del cosmo, raccontano che la vita è un’ ascendere verso più luce, più cielo. […]

Allora smettiamola di sottolineare l’errore negli altri. Staniamo, snidiamo in noi e in ognuno la bellezza della luce, invece di fustigare le ombre.

Ermes Ronchi

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Lo ammetto il sacramento della Confessione non mi ha mai entusiasmato molto. Da bambina per timidezza, da adulta per ritrosia. Perchè andare a raccontare i fatti miei ad un estraneo, per quanto magari anche conosciuto? Avoglia a dirmi che è come se parlassi con Gesù…questo lo raccontavo pure io ai miei bambini quando ero catechista ma in cuor mio sapevo che sarebbe stato difficile per loro, come lo era per me.

Provo una sana invidia e una sana curiosità nei confronti di quelle persone che passano tanto tempo nel confessionale, ma cosa diranno mai?! Scherzi a parte il sacramento della Confessione è difficile sia per chi lo riceve che per chi lo dona, non tutti sono portati all’ascolto, questo vale anche per i sacerdoti.

La Confessione scatena tante reazioni diverse, ci sono state volte in cui sono uscita dal confessionale rigenerata, alleggerita, altre volte era come se non ci fossi mai entrata, altre ancora mi si è dipinto un sorriso sul viso. Ma è capitato anche di uscire dal confessionale sbattendo la porta e piena di rabbia e questo spero non accada mai più. Oggi è stata una di quelle volte in cui sono uscita in lacrime. Lacrime di sfogo e di sollievo che subito dopo ho offerto alla Madonna di Fatima, la cui statua oggi aveva un posto d’onore in chiesa.

E’ stata una bellissima confessione, l’ultima presso un sacerdote che sta per partire e che volevo salutare, l’unico negli ultimi anni capace davvero di ascoltarmi senza giudicare. Ci mancherà ma sono sicura che farà molto bene dove andrà.

Abbiamo parlato di fiducia e verità, due tematiche a me molto care e su cui sono molto rigida, bianco o nero. Oggi ho capito che nei rapporti interpersonali la fiducia sta nel mezzo, è una sfumatura dolorosa. Che mi piaccia oppure no devo compiere una strada dolorosa, non so se ci riuscirò ma so che avrò sempre dalla mia la consolazione della Misericordia di Dio.

Sono pensieri intimi da scrivere lo so, ma a volte penso che ci sono possono essere in giro persone alla ricerca di risposte come me e che, forse, leggendomi, possono trovare anche loro un po’ di pace.

ascolto

 

 

 

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Questa città in pieno sole, distante e al tempo stesso aperta, abbastanza elevata per dominare la pianura, pur lasciandosi proteggere dal monte a cui si addossa, ha raggiunto un grado di equilibrio miracolosamente perfetto. Forse attratto da questo equilibrio, il soffio vitale che circola fra terra e cielo vi soggiorna volentieri, diffondendovi i suoi benefici chiarori. Sorse allora in me questa convinzione, ben salda nell’immaginario cinese e derivante dalla stessa tradizione geomantica:”Un angolino di terra che possiede del genio può generare un genio umano di portata universale.”

Da “Assisi-Un incontro inaspettato” di Francois Cheng

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Questo brano, letto nel libro “Le donne di Francesco” mi ha molto colpito perchè ho rivisto la mia esperienza di tutta la vita, finora vissuta, con la famiglia francescana. Ogni volta che ho partecipato ad una professione o ad una ordinazione sono sempre stata incuriosita e stupita, non solo dalla fratellanza dei frati fra loro ma anche dall’affetto che le rispettive famiglie mostravano verso i fratelli…proprio come se fossero tutti figli loro. Il che non fa di nessun un santo, perchè la santità non è di questa terra, forse qui inizia ma si compie nei cieli, però il senso della famiglia fra gli amici francescani è molto forte ed è bello ritrovarla in questi scritti che poi alla fine sono tramandati dallo stesso San Francesco.

Mamma di uno è mamma di tutti

In un’altra circostanza, mentre dimorava a Santa Maria della Porziuncola, una donna povera anziana, che aveva due figli nella Religione, venne a chiedere l’elemosina al beato Francesco. Subito il beato Francesco disse a  Frate Pietro di Cattaneo, allora ministro generale: “Possiamo trovare qualcosa da offrire a quella nostra madre?”. Era solito dire, infatti, che la madre di un frate era madre sua e di tutti i frati. Gli rispose frate Pietro:”In casa non c’è niente da poterle dare, poiché lei vorrebbe una elemosina tale che gli garantisse di potersi sostentare. E in chiesa abbiamo soltanto un Nuovo Testamento, sul quale facciamo le letture durante il mattutino.” In quel tempo, infatti, i frati non avevano breviari nè molti salteri. Concluse il beato Francesco:”Allora da’ a nostra madre il Nuovo Testamento, affinché lo possa vendere per sovvenire alle sue necessità. Io credo fermamente che piacerà a Dio e alla beata Vergine più che se ci leggiamo sopra.” E così glielo diede.

Da “Le donne di Francesco” di Fabio Scarsato

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La strada di Emmaus racconta di cammini di delusione, di sogni in cui avevano tanto investito e che hanno fatto naufragio. E di Dio, che ci incontra non in chiesa, ma nei luoghi della vita, nei volti, nei piccoli gesti quotidiani. I due discepoli hanno lasciato Gerusalemme: tutto finito, si chiude, si torna a casa. Ed ecco che un Altro si avvicina, uno sconosciuto che offre soltanto disponibilità all’ascolto e il tempo della compagnia lungo la stessa strada. Uno che non è presenza invadente di risposte già pronte, ma uno che pone domande. Si comporta come chi è pronto a ricevere, non come chi è pieno di qualcosa da offrire, agisce come un povero che accetta la loro ospitalità. Gesù si avvicinò e camminava con loro. Cristo non comanda nessun passo, prende il mio. Nulla di obbligato. Ogni camminare gli va. Purché uno cammini. Gli basta il passo del momento, il passo quotidiano. E rallenta il suo passo sulla misura del nostro, incerto e breve. Si fa viandante, pellegrino, fuggitivo, proprio come i due; senza distanza né superiorità li aiuta a elaborare, nel racconto di ciò che è accaduto, la loro tristezza e la loro speranza: Che cosa sono questi discorsi che state facendo tra voi lungo il cammino? Non hanno capito la croce, il messia sconfitto, e lui riprende a spiegare: interpretando le scritture, mostrava che il Cristo doveva patire. I due camminatori ascoltano e scoprono una verità immensa: c’è la mano di Dio posata là dove sembra impossibile, proprio là dove sembra assurdo, sulla croce. Così nascosta da sembrare assente, mentre sta tessendo il filo d’oro della tela del mondo. Forse, più la mano di Dio è nascosta più è potente. E il primo miracolo si compie già lungo la strada: non ci bruciava forse il cuore mentre ci spiegava le Scritture? Trasmettere la fede non è consegnare nozioni di catechismo, ma accendere cuori, contagiare di calore e di passione. E dal cuore acceso dei due pellegrini escono parole che sono rimaste tra le più belle che sappiamo: resta con noi, Signore, perché si fa sera. Resta con noi quando la sera scende nel cuore, resta con noi alla fine della giornata, alla fine della vita. Resta con noi, e con quanti amiamo, nel tempo e nell’eternità. E lo riconobbero dal suo gesto inconfondibile, dallo spezzare il pane e darlo. E proprio in quel momento scompare. Il vangelo dice letteralmente: divenne invisibile. Non se n’è andato altrove, è diventato invisibile, ma è ancora con loro. Scomparso alla vista, ma non assente. Anzi, in cammino con tutti quelli che sono in cammino, Parola che spiega, interpreta e nutre la vita. È sulla nostra stessa strada, “cielo che prepara oasi ai nomadi d’amore” (G. Ungaretti).

Ermes Ronchi

Commento al Vangelo di domenica 30 aprile 2017

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O notte più amabile dell’alba, o notte che riunisti l’Amato con l’amata, l’amata nell’Amato trasformata.

San Giovanni della Croce

Che sia una Pasqua di trasformazione per tutti, un cammino interiore che ci trasfigura rendendoci luce.

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Spiritualità

«Coraggio, fratello che soffri. Mancano pochi istanti alle tre del tuo pomeriggio. Tra poco, il buio cederà il posto alla luce, la terra riacquisterà i suoi colori verginali, e il sole della Pasqua irromperà tra le nuvole in fuga».

Don Tonino Bello

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Spiritualità

Padre mio, mi sono affezionato alla terra
       quanto non avrei creduto.
È bella e terribile la terra.
Io ci sono nato quasi di nascosto,
ci sono cresciuto e fatto adulto
in un suo angolo quieto
tra gente povera, amabile e esecrabile.
Mi sono affezionato alle sue strade,
mi sono divenuti cari i poggi e gli uliveti,
le vigne, perfino i deserti.
È solo una stazione per il figlio Tuo la terra
ma ora mi addolora lasciarla
e perfino questi uomini e le loro occupazioni,
le loro case e i loro ricoveri
mi dà pena doverli abbandonare.
Il cuore umano è pieno di contraddizioni
ma neppure un istante mi sono allontanato da te.
Ti ho portato perfino dove sembrava che non fossi
o avessi dimenticato di essere stato.
La vita sulla terra è dolorosa,
ma è anche gioiosa: mi sovvengono
i piccoli dell’uomo, gli alberi e gli animali.
Mancano oggi qui su questo poggio
che chiamano Calvario.
Congedarmi mi dà angoscia più del giusto.
Sono stato troppo uomo tra gli uomini
       oppure troppo poco?
Il terrestre l’ho fatto troppo mio
       o l’ho rifuggito?
La nostalgia di te è stata continua e forte,
tra non molto saremo ricongiunti
       nella sede eterna.

Da “La Passione” di Mario Luzi

Nella foto i misteri di San Gregorio nella Basilica di San Nicola a Bari

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….il deserto è fiorito…la Pasqua è vicina!

“Gesù allora alzò gli occhi e disse: <<Padre, ti rendo grazie perché mi hai ascoltato. Io sapevo che mi dai sempre ascolto, ma l’ho detto per la gente che mi sta attorno, perché credano che tu mi hai mandato>>” (GV 11,44)

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