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Avevo raggiunto il mio limite, le stelle erano scomparse e il buio aveva preso il sopravvento.

Dovevo porre rimedio a quella apatia che, come un dolce abbraccio, mi avvolgeva, infida e nemica ma ora pur sempre confortante.

La luce, dov’è la luce?

Mi giravo a destra, poi a sinistra sulla strada che stavo percorrendo, senza sapere dove stessi andando.

E dire che era iniziato tutto nel migliore dei modi. Solo una titubanza iniziale e poi via, ogni giorno un limite diverso veniva allontanato ed ero sempre più forte, sempre più felice.

Poi il vuoto si è fatto improvvisamente più insistente, non riuscivo a riempirlo con niente.

Io proprio io che davanti al mare correvo anche nelle tempeste, ora gli davo le spalle offesa, recalcitrante.

Era vuoto. Niente più onde, niente più pesci, niente più tramonti o albe da fotografare, il mare era vuoto.

Non mi rimaneva che sbattere la porta e andare via, quel vuoto doveva essere riempito, alla svelta, prima che fosse troppo tardi.