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Il divano

Entrò nella stanza quasi buia e con la solita svogliatezza mi buttò la borsa addosso. Quanto pesava. Mi sono sempre chiesto cosa ci tenesse dentro.

Cominciai a immaginarne il contenuto.

Sicuramente un libro, uno dei tanti che raccoglieva nella sua libreria e che tirava giù a seconda dell’umore.

E poi il rossetto, non usciva mai senza. Aveva sempre una sfumatura diversa a seconda del tipo di uomo che entrava nella sua vita.

Spesso la vedevo piangere e quindi nella borsa c’erano i fazzolettini. Quando il pacchetto era pieno la borsa era più pesante ma ne ero contento, anche se mi faceva male quando me la lanciava addosso.

Che altro poteva esserci dentro?

Ah sì quel maledetto telefono che squillava in ogni istante.

Lui sì che era pesante, a volte glielo nascondevo nelle pieghe dei cuscini. Così per un po’ era tranquilla.

Volevo proteggerla e coccolarla. Mi piaceva vederla addormentarsi serena sopra di me.

Dal laboratorio di scrittura Colori Vivaci

Ramon Casas – Giovane decadente (o Dopo il ballo)

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